Che cos’è la visita ortottica e perché è importante

La visita ortottica è una valutazione specialistica del funzionamento motorio e sensoriale degli occhi. Nelle persone adulte con problemi visivi, è fondamentale per individuare alterazioni non sempre rilevabili con una semplice visita oculistica, come diplopia (visione doppia), affaticamento visivo o difficoltà nella coordinazione oculare. Questo esame permette di riconoscere e trattare in modo mirato disturbi muscolari oculari o squilibri nella collaborazione tra i due occhi, contribuendo a migliorare la qualità della visione e ridurre fastidi quotidiani come mal di testa ricorrenti, bruciore o difficoltà nella lettura.

Contrariamente a quanto si pensa, l’ortottista non è una figura pediatrica esclusiva: l’esame ortottico ha applicazioni cliniche molto ampie anche in età adulta e avanzata. In molte situazioni, si rivela un supporto determinante nella diagnosi di alterazioni oppure nella riabilitazione visiva post-chirurgica o post-neurologica.

Quando è indicata una visita ortottica per gli adulti

La visita ortottica è raccomandata nei seguenti casi:

    • Presenza di diplopia (visione doppia), anche intermittente;
    • Difficoltà di lettura prolungata, stanchezza visiva o disorientamento nello spostamento dello sguardo da vicino a lontano;
    • Sospetto di strabismo latente o manifesto (anche insorto in età adulta);
    • Dopo un intervento neurochirurgico, ictus o trauma cranico (per valutare se i movimenti oculari siano compromessi);
    • Preparazione o follow-up in caso di trattamento per ambliopia o dopo chirurgia dello strabismo;
    • In abbinamento a sintomi come vertigini, cefalee oculari, senso di sbilanciamento visivo;
    • In pazienti affetti da patologie neurologiche (es. sclerosi multipla o miastenia gravis) in cui siano presenti alterazioni oculomotorie.

È utile specificare che la vista può sembrare “buona” in termini di acutezza, ma comunque essere disturbata da disallineamenti oppure scarsa coordinazione oculare. L’esame ortottico diventa allora una tappa cruciale per il corretto inquadramento diagnostico.

Come si svolge la visita ortottica: fasi e strumenti

La visita ortottica viene effettuata da un ortottista, professionista sanitario specializzato nei disturbi della motilità oculare, e dura circa 30-45 minuti. L’approccio varia in base al motivo della valutazione ma, nella maggior parte dei casi, comprende:

1. Anamnesi dettagliata e raccolta sintomi

Prima di iniziare gli esami, l’ortottista indaga i sintomi soggettivi (visione doppia, astenopia, fatica visiva), la presenza di traumi o patologie neurologiche o oftalmologiche pregresse. In adulti con problemi visivi, questa fase è fondamentale per orientare il percorso diagnostico.

2. Valutazione della motilità oculare

Si osservano i movimenti oculari nelle diverse direzioni dello sguardo, per verificare eventuali limitazioni, incoordinazioni o deviazioni latenti. Si valuta la convergenza, fondamentale per tutte le attività da vicino, come lettura e uso del computer.

3. Test di cover/uncover e test dello strabismo

Questi test servono per identificare la presenza di strabismi evidenti o nascosti (forie). L’instabilità del controllo oculare può essere fonte di disturbi visivi anche in assenza di difetti refrattivi evidenti. Vengono inoltre impiegati strumenti come occludenti e lenti prismatiche.

4. Valutazione sensoriale e stereopsi

Si esamina la capacità dei due occhi di lavorare in sinergia per ottenere una visione tridimensionale. In caso di deficit, può essere necessario un percorso riabilitativo personalizzato per recuperare funzionalità, specie dopo eventi neurologici.

5. Utilizzo di strumenti come la croce di Maddox o lo schermo di Hess

Queste tecniche consentono di valutare deviazioni oculari in situazioni complesse come diplopie o paralisi di nervi oculomotori. Lo schermo di Hess è particolarmente utile per monitorare l’evoluzione di paralisi oculari post-ictus o trauma.

Quali disturbi visuali può evidenziare la visita ortottica

L’esame ortottico non misura solo se l’occhio “vede” ma se riesce a farlo in modo efficace, coordinato e funzionale. Può evidenziare:

    • Strabismo e deviazioni oculari latenti
    • Diplopia permanente o variabile nel giorno
    • Affaticamento visivo legato a insufficienza di convergenza
    • Compromissione della visione binoculare, con perdita della tridimensionalità
    • Problemi di fissazione, movimenti oculari instabili o erratici
    • Difficoltà di adattamento visivo dopo chirurgia refrattiva o cataratta

Saper riconoscere questi disturbi permette di attivare percorsi riabilitativi visivi personalizzati (esercizi visuo-motori, training ortottico, uso di prismi), che possono davvero migliorare la visione funzionale e la qualità della vita quotidiana del paziente adulto.

Visita ortottica e controllo dei disturbi neurologici

Un ambito d’applicazione ancora troppo sottovalutato della visita ortottica è nelle conseguenze visive delle patologie neurologiche. Dopo ictus ischemici, emorragici o traumi cranici, spesso si sviluppano difficoltà di mobilità oculare non diagnosticate da una visita oculistica standard. L’ortottista, grazie agli strumenti specifici, può individuare e monitorare paralisi oculomotorie, deviazioni posturali o instabilità visive.

L’intervento ortottico contribuisce così a un percorso riabilitativo multidisciplinare, anche in collaborazione con fisiatri, neurologi o terapisti occupazionali. Nei pazienti con disfunzioni cerebellari, Parkinson o sclerosi multipla, i deficit visuo-motori sono comuni e spesso correggibili parzialmente con training visivo personalizzato. Questo tipo di presa in carico è sempre più valorizzato in ambito ospedaliero e riabilitativo.

Monitoraggio visivo a lungo termine: perché è utile

In chi soffre di patologie croniche o degenerative, la visita ortottica consente un monitoraggio funzionale stabile. Questo significa osservare nel tempo come si comportano gli occhi nel quotidiano, non solo se “vedono” sulle tabelle luminose. Ciò risulta particolarmente utile in:

maculopatie (dove la funzione centrale è alterata ma il sistema motoriamente può compensare);. dopo interventi per glaucoma avanzato, dove resta un “campo visivo residuo” da gestire al meglio;. in pazienti con prismi progressivi per correzione di strabismo adulto.

L’integrazione tra visita ortottica e valutazione oculistica è oggi una strategia vincente nella gestione di casi visivi complessi, soprattutto in età avanzata. Il continuo scambio di dati tra ortottista e oculista permette di offrire un quadro visivo più realistico e applicabile alla vita quotidiana.

Conclusioni basate sull’evidenza attuale

Secondo quanto evidenziato dalla American Academy of Ophthalmology, il contributo dell’ortottista è sempre più centrale nella presa in carico del paziente adulto con difficoltà visiva persistente. Nuove linee guida inseriscono l’ortottica non solo in età pediatrica, ma anche come strumento di compensazione e monitoraggio funzione residua negli adulti e senescenti.

Alla luce degli attuali standard clinici, ignorare la funzione ortottica significa tralasciare una componente attiva, allenabile e potenzialmente migliorabile della vista. Per questo, nelle persone adulte che lamentano affaticamento, visione sdoppiata o instabilità visiva, la visita ortottica dovrebbe rientrare tra gli esami di base integrati nella valutazione oftalmologica completa.