Pressione oculare: 9 miti pericolosi, smontati

Ecco perché la maggior parte delle persone sbaglia quando parla di pressione oculare: confonde valori, sintomi e rischi. La pressione oculare non è “solo un numerino” né un fastidio passeggero; è un indicatore che, se ignorato, può danneggiare il nervo ottico. In questo articolo facciamo chiarezza con prove, non con opinioni, e mettiamo in fila ciò che sappiamo davvero sulla pressione oculare nel 2025.

Perché oggi è cruciale? L’invecchiamento della popolazione italiana (fonte: ISTAT) e l’aumento dei fattori di rischio (screening tardivi, lavori da PC, malattie metaboliche) rendono più frequenti i controlli. Ma online circolano falsi miti, e la disinformazione porta scelte sbagliate: ritardi diagnostici, terapie abbandonate, aspettative irrealistiche. Qui troverai una guida pratica, con dati e link a risorse autorevoli come IAPB Italia e lo studio OHTS del National Eye Institute.

Pressione oculare: i miti che confondono (e cosa dice la scienza)

Mito 1: “Se vedo bene, la pressione oculare è a posto”

Falso. Molti pazienti con pressione oculare elevata non avvertono nulla per anni. Il glaucoma è subdolo perché all’inizio colpisce il campo visivo periferico, non l’acuità centrale necessaria per leggere. Risultato: ci si sente “ok” mentre le fibre del nervo ottico soffrono. La prevenzione si fa con misurazioni regolari e valutazione del nervo ottico, non con l’autovalutazione.

Mito 2: “Un valore sopra 21 mmHg significa glaucoma”

Non sempre. 21 mmHg è una soglia statistica, non una sentenza. Esistono persone con ipertono senza danni, e pazienti con pressione oculare normale ma glaucoma normal-tension. La diagnosi passa da un pacchetto di esami: tonometria, analisi della papilla, OCT, pachimetria, campo visivo.

Mito 3: “La pressione oculare si misura una volta e basta”

La pressione oculare fluttua nell’arco della giornata. Un singolo valore è un’istantanea, non un film. In caso di sospetto, si usano curve diurno-notturne o ripetizioni in giorni diversi. La gestione clinica si basa su trend e target, non su un numero isolato.

Mito 4: “Basta un collirio naturale per abbassarla”

Non esistono prove solide che rimedi “naturali” sostituiscano i farmaci validati. I colliri ipotonizzanti a base di prostaglandine, betabloccanti, inibitori dell’anidrasi carbonica, alfa-agonisti hanno studi randomizzati alle spalle. Approfondisci qui i colliri per pressione oculare che il medico può considerare.

Mito 5: “A 40 anni non corro rischi”

Il rischio aumenta con l’età, ma non è zero prima dei 50. Familiarità, miopia elevata, diabete, apnee del sonno, vasospasmo, uso prolungato di cortisonici possono alzare il rischio anche in età lavorativa. La pressione oculare va contestualizzata con la storia personale.

Mito 6: “Se mi lacrimano gli occhi, è la pressione”

Lacrimazione, bruciore o rossore non fanno diagnosi. Sintomi come occhi rossi o fastidio sono aspecifici e possono dipendere da secchezza o congiuntivite. La pressione oculare elevata è spesso silente; il dolore compare solo in forme acute (p. es. glaucoma ad angolo chiuso), un’urgenza oftalmologica.

Mito 7: “Il caffè rovina la pressione oculare”

La caffeina può aumentare modestamente la pressione oculare per 1–2 ore in soggetti sensibili, ma l’effetto è breve. Il quadro complessivo dipende da più fattori: ipertensione arteriosa, sonno, stress, compliance terapeutica. Parlane con lo specialista se assumi molte bevande energetiche.

Mito 8: “Il laser guarisce per sempre”

Il laser (per esempio la trabeculoplastica selettiva, SLT) riduce la pressione oculare, ma non è una “cura definitiva”. L’effetto può attenuarsi nel tempo e va monitorato. Leggi una panoramica equilibrata sul laser per pressione oculare e quando viene preferito a colliri o chirurgia filtrante.

Mito 9: “Se faccio sport, la pressione crolla”

L’attività fisica regolare aiuta la salute vascolare ed è consigliata, ma non sostituisce i trattamenti. Alcuni esercizi (pose yoga con testa in giù, sollevamento pesi con manovra di Valsalva) possono aumentare transitoriamente la pressione oculare. Serve un piano personalizzato.

Come si misura davvero la pressione oculare: strumenti e limiti

Non tutte le misurazioni sono uguali. La “gold standard” resta la tonometria ad applanazione di Goldmann, in lampada a fessura, eseguita da un professionista. Altri metodi (pneumotonometro a soffio, tonometri portatili rebound) sono utili come screening, ma possono sopravvalutare o sottostimare la pressione oculare in base a spessore corneale, film lacrimale, collaborazione del paziente.

Tonometria e spessore corneale: perché la pachimetria conta

Una cornea più spessa può far leggere più alta la pressione oculare, una più sottile il contrario. Per questo la pachimetria (misura dello spessore corneale) è parte integrante della valutazione. Correggere l’interpretazione evita diagnosi eccessive o rassicurazioni infondate.

Il valore “target”: concetto pratico, non una magia

Il “target” è la pressione oculare alla quale, per quel nervo ottico, il rischio di progressione è basso. Dipende dal danno già presente, dall’età, dai fattori vascolari. Lo studio OHTS ha mostrato che ridurre la IOP del 20% o più nei soggetti con ipertono riduce in modo significativo la conversione a glaucoma; la gestione è quindi personalizzata, e si rivede il target nel tempo.

Misurazioni a casa: quando possono aiutare

Esistono dispositivi “home” per stimare la pressione oculare, utili in selezionati casi per rilevare oscillazioni diurne. Vanno usati su indicazione medica e interpretati insieme ai dati clinici. L’autogestione senza guida è una scorciatoia per errori.

Fattori di rischio reali: oltre i luoghi comuni

Le decisioni efficaci nascono dai numeri, non dai miti. Ecco le leve che davvero incidono sulla pressione oculare o sul rischio di danno glaucomatoso:

  • Età e familiarità: avere parenti di primo grado con glaucoma aumenta il rischio.
  • Spessore corneale: cornea sottile = maggior vulnerabilità del nervo, indipendentemente dal valore di IOP misurato.
  • Assetto vascolare: ipotensione notturna marcata, emicrania/vasospasmo possono favorire danno anche con pressione oculare non elevatissima.
  • Comorbilità: diabete, apnee ostruttive del sonno, malattie autoimmuni.
  • Farmaci: cortisonici topici o sistemici aumentano la pressione oculare in soggetti sensibili.
  • Stile di vita: sedentarietà, fumo, alto consumo di sale e alcol non aiutano perfusione e compensi.

Schermo e smart working: che cosa sappiamo

Le ore al monitor non alzano direttamente la pressione oculare, ma favoriscono secchezza e ammiccamento ridotto, con fastidi che spingono a stropicciarsi gli occhi o ad abusare di colliri vasocostrittori. L’effetto indiretto è la peggiore aderenza ai controlli.

Sonno, postura, respirazione

Dormire con il braccio che comprime l’occhio, o usare cuscini bassi in soggetti predisposti, può influenzare transitoriamente la pressione oculare. Lo stesso vale per la respirazione con sforzo in apnea durante pesistica intensa. Correggere piccoli gesti quotidiani è spesso semplice e utile.

Cosa funziona davvero per proteggere il nervo ottico

La prevenzione del danno glaucomatoso si nutre di abitudini scientificamente sensate e terapie validate. Riassumiamo le strategie con miglior rapporto beneficio/rischio.

Farmaci topici: i cardini della terapia

I colliri ipotonizzanti sono la prima linea per molti pazienti. Scegliere molecole diverse, valutarne l’efficacia e gli effetti collaterali, semplificare gli schemi (una o due somministrazioni al giorno) migliora l’aderenza e il controllo della pressione oculare. Se la superficie oculare è sensibile, valutare formulazioni senza conservanti.

Laser: quando e perché

La trabeculoplastica selettiva (SLT) può essere proposta come prima opzione o come step-up quando i colliri non bastano o danno effetti collaterali. Riduce la pressione oculare migliorando il deflusso dell’umor acqueo. L’effetto dura in media alcuni anni e può essere ripetuto in casi selezionati.

Chirurgia minimamente invasiva (MIGS) e filtrante

Le MIGS offrono riduzioni moderate della pressione oculare con recuperi rapidi, spesso in combinazione con la cataratta. Nei casi avanzati o refrattari si valutano interventi filtranti classici. La scelta dipende dal danno, dal target e dalla risposta ai tentativi precedenti.

Stile di vita e supporto vascolare

Non sono alternative ma alleati della terapia. Linee guida pragmatiche:

  • Attività fisica aerobica moderata 150–300 minuti a settimana.
  • Sonno regolare; evitare compressioni dirette sull’occhio durante il riposo.
  • Idratazione frazionata nella giornata; evitare grandi carichi di liquidi in pochi minuti.
  • Gestione dello stress con tecniche di respirazione; no apnee volontarie durante sforzi.
  • Controlli periodici della pressione oculare e del campo visivo, anche quando i sintomi sono assenti.

Per una panoramica completa sulle cause e sui test del campo visivo, vedi anche campo visivo ridotto.

Prima e dopo: un caso reale che insegna

Maria, 58 anni, lavora al computer. Nessun disturbo particolare, se non stanchezza serale. Alla visita: pressione oculare 24/23 mmHg al pomeriggio, cornea sottile (520 μm), papilla ottica con escavazione sospetta, campo visivo lievemente alterato. Diagnosi: ipertono con segni iniziali di glaucoma a bassa pressione di perfusione notturna.

Piano concordato: collirio prostaglandinico serale, igiene del sonno (cuscino più alto), riduzione degli sforzi in apnea, controllo pressorio sistemico notturno con il medico curante. Educazione all’instillazione corretta per migliorare l’assorbimento e minimizzare gli effetti locali.

Dopo 6 mesi: pressione oculare 16/15 mmHg, curve stabili, campo visivo sovrapponibile al basale. Nessuna progressione strutturale all’OCT. Obiettivo: mantenere il target, valutare SLT se l’aderenza calasse o se i valori risalissero. Questo è un “prima e dopo” realistico: miglioramento misurabile, non miracolistico, ottenuto con scelte coerenti e monitoraggio.

Mini-checklist operativa per evitare gli errori più comuni

  1. Non aspettare sintomi: misura la pressione oculare su base regolare.
  2. Verifica sempre spessore corneale e stato del nervo ottico.
  3. Chiedi quale sia il tuo “target” e come verrà monitorato.
  4. Se usi colliri, cura la tecnica di instillazione e gli orari.
  5. Riferisci al medico farmaci sistemici (specie cortisonici).
  6. Evita pose a testa in giù prolungate se sei a rischio.
  7. Se l’effetto terapeutico cala, valuta laser o opzioni alternative.
  8. Conserva i referti: vedere i trend della pressione oculare è fondamentale.

Fonti e dati: dove controllare le informazioni

Per orientarti tra numeri e raccomandazioni, affidati a fonti istituzionali e a riviste scientifiche:

FAQ sulla pressione oculare

Ogni quanto va controllata la pressione oculare?

Dipende dal rischio. In assenza di fattori predisponenti, ogni 1–2 anni dopo i 40. Con familiarità, miopia elevata, diabete o segni sospetti, più spesso secondo indicazione medica.

La pressione oculare può tornare normale senza farmaci?

Piccole riduzioni sono possibili con stile di vita e correttivi posturali, ma nei soggetti a rischio o con danno già presente è prudente usare terapie validate per proteggere il nervo.

I colliri per glaucoma si usano per sempre?

Talvolta sì. La durata dipende da risposta, effetti collaterali e obiettivi di pressione oculare. In alcuni casi si può semplificare o passare a laser/chirurgia.

È vero che lo stress alza la pressione oculare?

Lo stress non la alza in modo stabile, ma può influire su sonno, respirazione e aderenza: vie indirette che peggiorano il controllo nel tempo.

Posso misurare la pressione oculare a casa?

Solo con strumenti dedicati e dopo training. I dati domestici vanno integrati con visite e imaging: non sostituiscono la valutazione clinica.

Ricapitolando: proteggere oggi la vista di domani

I numeri contano, ma contano nel contesto giusto. La pressione oculare è un tassello: per ridurre il rischio servono misurazioni accurate, target personalizzati, terapie efficaci e abitudini sostenibili. Se non effettui un controllo da tempo, pianifica una valutazione completa con tonometria, esame del nervo ottico e, se indicato, campo visivo e OCT. Parlane con lo specialista e condividi i tuoi referti: costruire una storia clinica coerente è il miglior investimento per la tua vista.

Autore: Dott. Marco Rinaldi, Medico oculista e consulente in prevenzione del glaucoma. Oltre 20 anni di esperienza clinica tra ospedale e pratica ambulatoriale, docente in corsi di formazione su diagnostica avanzata (OCT, perimetria) e gestione del rischio visivo. Ha collaborato con società scientifiche nazionali per progetti di educazione alla salute visiva e scrive regolarmente per riviste di settore.