Un approccio terapeutico mirato

Le iniezioni intravitreali nella maculopatia legata all’età rappresentano oggi uno degli strumenti terapeutici principali per rallentare la progressione della forma più avanzata di questa patologia retinica. Si tratta di un trattamento che ha trasformato radicalmente la gestione clinica della maculopatia di tipo umido, offrendo un’opportunità concreta per preservare la visione in molti casi che, fino a pochi anni fa, conducevano a cecità funzionale.

La maculopatia legata all’età, nota anche come AMD (degenerazione maculare senile), colpisce prevalentemente persone oltre i 55 anni e si manifesta con due varianti: secca (atrofica) e umida (essudativa o neovascolare). È soprattutto quest’ultima che richiede interventi terapeutici invasivi come le iniezioni intravitreali.

Cos’è la maculopatia legata all’età e quando si interviene

La maculopatia senile è attualmente una delle principali cause di calo visivo irreversibile nei Paesi sviluppati, secondo l’National Eye Institute. Coinvolge la macula, l’area centrale della retina responsabile della visione netta e dettagliata necessaria, ad esempio, per leggere o riconoscere un volto.

La forma umida è caratterizzata dalla formazione di nuovi vasi sanguigni sotto la retina (neovascolarizzazione) che possono causare emorragie ed essudazioni, danneggiando i fotorecettori.

È in questo contesto che si rendono necessarie le iniezioni intravitreali, efficaci nel bloccare o contenere questa crescita anomala.

I sintomi che portano all’identificazione della forma umida includono visione distorta (metamorfopsie), linee rette che appaiono ondulate e zone d’ombra al centro del campo visivo (scotomi centrali).

In cosa consistono le iniezioni intravitreali

Le iniezioni intravitreali sono somministrazioni di farmaci direttamente nel vitreo, il gel trasparente che riempie l’occhio. Questo consente ai principi attivi di raggiungere con precisione la retina, in particolare la macula, con concentrazioni elevate e mirate. Il farmaco più comunemente utilizzato è un anti-VEGF (fattore di crescita endoteliale vascolare), che inibisce la crescita dei neovasi patologici.

I farmaci anti-VEGF approvati in Italia includono:

  • Ranibizumab (Lucentis®)
  • Aflibercept (Eylea®)
  • Brolucizumab (Beovu®)

Il trattamento si esegue in ambiente sterile ambulatoriale: l’occhio viene anestetizzato localmente e si inserisce un ago ultrasottile nel vitreo per iniettare il farmaco. La procedura dura pochi minuti e, se eseguita correttamente, ha rischi estremamente contenuti.

Frequenza, efficacia e durata del trattamento

I protocolli terapeutici prevedono solitamente una fase d’attacco con 3 iniezioni mensili consecutive, seguite da un programma personalizzato di mantenimento (schema PRN o Treat&Extend). Lo schema Treat&Extend è oggi molto diffuso e prevede la graduale estensione dell’intervallo tra le iniezioni in base alla risposta individuale del paziente.

L’efficacia clinica è ben documentata. In uno studio pubblicato dal Journal of the American Academy of Ophthalmology, il 90% dei pazienti trattati con anti-VEGF mantiene o migliora l’acuità visiva rispetto al punto di partenza, se il trattamento è iniziato nelle fasi precoci della patologia.

La durata complessiva della terapia varia: alcuni pazienti necessitano di iniezioni regolari nel tempo, altri rispondono in modo eccellente con quantità ridotte. È fondamentale capire che si tratta di una terapia cronica e non curativa, ma capace di stabilizzare la visione per molti anni.

Rischi, effetti collaterali e precauzioni

Sebbene estremamente sicure, le iniezioni intravitreali comportano alcuni rischi, seppur rari:

  • Endoftalmite: infezione intraoculare grave, incidenza stimata 0,02%–0,05% per iniezione.
  • Aumento transitorio della pressione intraoculare.
  • Disturbi visivi immediati: visione offuscata per alcune ore dopo la somministrazione.

Tutti i pazienti devono essere informati su questi potenziali effetti e monitorati regolarmente, soprattutto se seguiti per lungo tempo. L’igiene, l’ambiente sterile e l’esperienza dell’equipe medica riducono drasticamente il rischio di complicanze.

Chi può accedere alle iniezioni intravitreali: criteri e tempistiche

In Italia, secondo le linee guida dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), le iniezioni intravitreali anti-VEGF sono prescrivibili nei pazienti con forma umida di degenerazione maculare senile documentata tramite OCT (tomografia a coerenza ottica) e/o fluorangiografia.

Il paziente ideale è quello che presenta sintomi iniziali e lesioni attive. L’intervento precoce è un elemento critico: quanto prima si agisce, tanto maggiori sono le probabilità di contenere i danni e stabilizzare la visione.

Le tempistiche possono variare a seconda della Regione, ma generalmente l’avvio della terapia in centri pubblici avviene entro pochi giorni dalla conferma diagnostica.

Gestione quotidiana e supporto per i pazienti

Chi riceve iniezioni intravitreali si trova spesso in una situazione di fragilità visiva. Per questo è utile adottare alcuni accorgimenti nella vita quotidiana:

Utilizzare ausili visivi (lenti di ingrandimento, schermi ad alto contrasto, illuminazione potenziata). Mantenere una routine regolare di controlli e segnalare tempestivamente eventuali peggioramenti. Seguire una dieta ricca di antiossidanti (luteina, zeaxantina, vitamina C ed E) e consultare l’oculista sull’uso di integratori specifici.

Inoltre, un supporto psicologico o familiare può essere prezioso, soprattutto nei pazienti più anziani, poiché la perdita progressiva della visione centrale può influire su autonomia e umore.

Risultati e aspettative nel medio e lungo termine

È importante avere aspettative realistiche: con le iniezioni intravitreali nella maculopatia legata all’età non è possibile “riportare indietro” il danno, ma è possibile limitarne l’estensione. I risultati dipendono da numerosi fattori tra cui:

  • Stato della retina all’inizio della terapia
  • Frequenza e regolarità del trattamento
  • Eventuale presenza di patologie oculari concomitanti (glaucoma, patologie del vitreo, etc.)
  • Studi multicentrici confermano che molti pazienti riescono a mantenere la loro acuità visiva funzionale per oltre 5 anni, soprattutto se trattati precocemente. Tuttavia, è previsto che la terapia continui nel tempo.

    La ricerca futura e le nuove frontiere terapeutiche

    La ricerca sui nuovi anti-VEGF a lunga durata d’azione è attualmente tra le priorità della comunità oftalmologica. Nuovi farmaci come il faricimab (Vabysmo®), che agisce su più fattori pro-angiogenici, stanno mostrando risultati promettenti in termini di efficacia e durata (possibili intervalli fino a 16 settimane tra le iniezioni).

    Parallelamente, sono allo studio anche tecniche di impianto intraoculare per il rilascio controllato del farmaco, con l’obiettivo di ridurre la frequenza delle somministrazioni mantenendo standard terapeutici ottimali.

    La Società Europea di Retina (EURETINA) segue con attenzione questi sviluppi che potrebbero rappresentare un cambiamento sostanziale nella qualità della vita per milioni di pazienti.

    Considerazioni finali: un equilibrio tra efficacia e continuità

    Le iniezioni intravitreali nella maculopatia legata all’età hanno ridefinito le prospettive per molti pazienti con degenerazione maculare senile di tipo umido. Agendo in modo mirato sulla neovascolarizzazione, consentono la conservazione dell’autonomia visiva, a condizione che siano effettuate con regolarità, in un contesto organizzato e con protocolli aggiornati.

    Per chi presenta sintomi o è a rischio (es. anamnesi familiare positiva o presenza di drusen), è essenziale eseguire controlli di base e, se indicato, una diagnosi differenziale tempestiva seguita da terapia immediata. Una visione conservata è oggi possibile, ma dipende dalla collaborazione attiva tra paziente, caregiver e specialisti.